INTERVISTA A YORAM KANIUK DEL 1988 SU FRESH AIR
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Traduzione a cura di Marzia Bosoni
SUL DOLORE E SULLA PACE
Nato in Israele nel 1930, Yoram Kaniuk ha scritto romanzi e articoli che esploravano la guerra, l'Olocausto, Israele e la speranza di pace per Israeliani e Palestinesi. Era un convinto sostenitore del bisogno, per Israeliani e Palestinesi, di comprendere che entrambi i popoli meritano la sovranità.
“Entrambe le parti hanno ragione ed entrambe le parti sono irremovibili riguardo tale giustezza”, disse a Terry Gross a Fresh Air nell'agosto del 1988. Riteneva che discutere circa “chi ha sofferto di più” non fosse utile.
“Non misuro il dolore rispetto al dolore o quanto i Palestinesi abbiano sofferto rispetto ai sopravvissuti all'Olocausto”, disse. “Non è questo il punto. Il punto è che in questo preciso momento nella realtà di Israele gli ebrei sono il popolo sovrano... e gli arabi sottostanno.” Kaniuk è morto l'8 giugno all'età di 83 anni.
DAVE DAVIES, OSPITE:
Yoram Kaniuk, un importante scrittore israeliano che parla a favore della pace con i Palestinesi e contro l'estremismo religioso in Israele, è morto sabato a Tel Aviv. Aveva 83 anni. Kaniuk era nato in Palestina nel 1930 ed era stato ferito durante la guerra d'indipendenza israeliana. Dei suoi 30 libri, “Adam Resurrected” - ambientato in una casa di cura per sopravvissuti all'Olocausto – è divenuto un film, interpretato da Jeff Goldblum e Willem Dafoe. Negli ultimi anni, Kaniuk era divenuto un leader culturale per gli ebrei laici grazie ad un verdetto che gli consentiva di essere legalmente classificato come ebreo non appartenente ad alcuna religione. Terry parlò con Yoram Kaniuk nel 1988, dopo che lui ed altri intellettuali ebrei e palestinesi avevano firmato un loro trattato di pace. Il suo ultimo romanzo è intitolato “Confessioni di un buon arabo”. Parla del figlio di un'ebrea e di un arabo, rinnegato da entrambe le comunità. Terry cominciò col chiedere a Kaniuk se scrivere quel libro era stato un esercizio per tentare di vedere arabi ed ebrei dal punto di vista di qualcuno che è al tempo stesso entrambi e nessuno dei due.
YORAM KANIUK: La maggior parte dei personaggi di cui ho scritto era un po' divisa, lacerata, perciò ho sentito il bisogno di entrare in questa personalità divisa o nazionalità divisa dalla forza del dolore che affligge la nostra società, il dolore israeliano, il nostro dolore e poiché entrambe le parti hanno ragione ed entrambe le parti sono irremovibili in tale giustezza, ho sentito di aver compreso ciò come persona, come essere umano. Parte della discussione tra ebrei e arabi in Israele riguarda sempre chi ha sofferto di più. Esattamente come in una famiglia ebrea.
TERRY GROSS, OSPITE: Pensa che la sindrome del chi ha sofferto di più sia un modo inutile, improduttivo di guardare ad un conflitto?
KANIUK: Penso che sia comunque parte del nostro conflitto, perché è una peculiarità degli ebrei quella di essere vittime, poiché gli ebrei erano le vittime e i palestinesi hanno ereditato questa qualità o quel che è. Ed è molto radicato perché gli ebrei amano continuare a sentirsi vittime in Israele, ma non lo sono. Erano vittime fino a quando non giunsero qui. Ma i palestinesi sono le vittime della situazione. Non misuro il dolore rispetto al dolore, o quanto i palestinesi abbiano sofferto in confronto ai sopravvissuti all'Olocausto. Non è questo il punto. Il punto è che adesso, nella realtà di Israele, gli ebrei sono il popolo sovrano. Intendo dire che Israele è un sovrano – la sovranità ebrea. E gli arabi vivono sotto tale sovranità.
GROSS: Il protagonista del suo libro fa alcune osservazioni sui soldati israeliani e descrive il tipo di persona che diventa un soldato notevole, uno che si batte contro ogni ingiustizia, ma che fa sempre ciò che alla fin fine gli viene detto di fare, che cerca la sua anima mentre spara da un tetto. Uno che difende la madre patria e soffre per i rimorsi di coscienza, che ama i suoi nemici ma li uccide con i mezzi più sofisticati a disposizione. È davvero una sua osservazione su un certo tipo di persona all'interno dell'esercito israeliano?
KANIUK: No. È una considerazione che riguarda una gran parte di noi. Direi la classe più colta, me compreso. Ero così quando avevo 18 anni. È una sorta di mutazione degli ebrei. Siamo diventati israeliti. Siamo diventati come gli ebrei russi. E tanti di noi soffrono profondamente. Voglio dire, è come cercare di essere Marlon Brando e John Wayne allo stesso tempo. Come combattere gli indiani e far della morale al contempo. (RISATA)
KANIUK: Voglio dire, ma voi avete avuto 300 anni in mezzo. Noi no. Perciò c'è qualcosa di ironico in questa osservazione perché è una parte di me che critica la parte di me che forse è la parte migliore di me. Perché non stiamo combattendo per divertimento. E nemmeno i palestinesi. Ma noi inoltre – quando noi, quando i soldati israeliani andarono in Libano e non fu una guerra molto giusta, secondo me naturalmente, e chiusero gli occhi mentre i cristiani compivano massacri a Sabra e Shatila, loro – gli israeliani furono anche quelli che scrissero i poemi più belli e più commoventi. Uno scrittore palestinese una volta accusò i palestinesi e disse loro, guardate questi ebrei, voglio dire prima ti uccidono. Poi fanno della morale. Infine scrivono il poema più bello al riguardo. In altre parole, perché non scrivete perlomeno simili poemi? Perciò penso che questo sia davvero parte della nostra psiche collettiva.
GROSS: Lei ha scritto della divisione tra gli israeliani prima della Seconda Guerra Mondiale, gli ebrei che colonizzarono Israele prima della Seconda Guerra Mondiale e i loro ideali, e di come ciò cambiò dopo l'Olocausto e dopo che molti sopravvissuti all'Olocausto vennero in Israele. Lei nacque in Israele nel 1930, prima della guerra. Cosa portò i suoi genitori in Israele?
KANIUK: Be', mia madre era nata in Russia, ma arrivò con i suoi genitori all'inizio del secolo. Si chiamano la seconda ondata migratoria. Fu molto sionistico e molto idealistico. Quella generazione fu effettivamente la fondatrice del moderno Israele. E mio padre nacque in Ucraina, andò a Berlino e studiò a Heidelberg. E non lo so, non ho mai capito perché nel 1926 decise di venire in Israele. Fu sempre un mistero. E fu uno dei fondatori del museo di Tel Aviv e diede avvio alla musica da camera in Israele, che è divenuta molto importante. Ma penso che loro rappresentino, entrambi in una certa maniera, l'immigrazione che abbiamo avuto prima, prima ancora che Hitler prendesse il potere, che non fu molta, ma erano persone che vennero per motivi idealistici. La sensazione era che qualcosa di bello e grande e fantastico stava per accadere e che tutti gli ebrei avrebbero capito che le condizioni in Europa stavano divenendo terribili e sarebbero venuti qui. Voglio dire che quando avevo sette anni, nel '37, scrivevamo lettere ai bambini in Germania dicendo, Franchino, sai, stai per morire presto. Per favore, vieni in Israele. Firmato Yorum. E ci credevamo davvero. E, certo, se ci avessero dato ascolto, oggi sarebbero vivi. Già.
GROSS: Lei ha combattuto nella guerra di indipendenza.
KANIUK: Sì. Ho combattuto nel '48 e fui ferito nella battaglia della Città Vecchia. Già.
GROSS: Andò a combattere come volontario? E come...
KANIUK: No. Andai volontario prima...
GROSS: ...come si sentiva a combattere?
KANIUK: Andai volontario quando avevo 17 anni, nel 1947; mi unii al (incomprensibile) il clandestino.
GROSS: Mm-hmm.
KANIUK: E i combattimenti cominciarono verso l'inizio di dicembre. E da quel momento in poi combattei. Prima come reparto, una sorta di combattente, e poi sempre più – non ancora esercito, ma comunque esercito – come brigate e simili.
GROSS: Il fatto di combattere in una guerra come cambiò il suo senso dell'idealismo?
KANIUK: Forse ti rendeva consapevole della vita in modo diverso. Ho visto i miei amici – non tutti, ma molti, molti di loro – uccisi. E ho visto un sacco di atrocità. E perfino allora, quando avevo 18 anni ed ero in guerra, cominciai a realizzare che uno può essere arrabbiato e il suo stomaco pieno di rabbia, ma deve utilizzare il suo discernimento per trovare una soluzione. E perfino nel '48 ridevano di me perché parlavo di camminare assieme agli arabi e di trovare una qualche soluzione. Perfino allora sentivo che l'unica strada è di vivere assieme in qualche modo. Perciò penso che se dico questo è perché perfino allora riuscivo in qualche modo a dominare la mia profonda rabbia ebrea che perdura nel mio stomaco con l'equilibrio che ritenevo necessario per vivere davvero.
DAVIES: Lo scrittore israeliano Yoram Kaniuk parla con Terry Gross nel 1988. Lo sentiremo ancora dopo una pausa. Questa è FRESH AIR. (MUSICA)
Questa è FRESH AIR e stiamo ascoltando l'intervista del 1988 di Terry con lo scrittore israeliano Yoram Kaniuk che è morto sabato all'età di 83 anni.
GROSS: Nei tardi anni '40, nel 1949, lei fu inviato dal governo israeliano in Europa per cercare di convincere i sopravvissuti all'Olocausto a venire a stabilirsi in Israele.
KANIUK: No, no, no. Questa è un'espressione sbagliata. no.
GROSS: Ok.
KANIUK: Cosa accadeva nel paese: non fui mandato – andai là dopo la guerra. Fui mandato a lavorare su una nave – c'erano molte navi come quella che andavano in giro per l'Europa a cercare i sopravvissuti. Nessuno voleva quegli ebrei. La gente dimentica che nei tardi anni '40, perfino dopo la guerra, non c'era alcun paese al mondo che voleva davvero quei rifugiati. Ci furono pogrom in Polonia quando tornarono alle loro case. Quindi cercavano un modo per uscirne. E l'America allora cominciò a prendere alcuni immigranti – non li presero, non accettarono immigranti ebrei durante la guerra. E alcuni di loro riuscirono ad andare in America e in Australia, ma la maggior parte dovette venire in Palestina, in Israele. Ma non perché dovevamo convincerli. Essi sapevano che il solo posto al mondo che li avrebbe accettati era Israele. Voglio dire che queste persone erano i più grandi sopravvissuti della storia e si muovevano di luogo in luogo – dalla Polonia alla Russia, dalla Russia all'Ungheria, dall'Ungheria alla Iugoslavia. E nella maggior parte dei posti nessuno li voleva. Erano indesiderati perfino dopo l'Olocausto, perfino dopo Auschwitz. La gente oggi lo dimentica. Alla fine 250 o 300 mila di queste persone vennero in Israele. Ed essi cambiarono tutto in Israele perché prima c'era una società ebrea omogenea. La società degli israeliti. Era una società araba, naturalmente. Ma poi arrivarono questi grandi sopravvissuti della storia e cambiarono l'intero paese. Arrivarono con un tipo diverso di dolore e un tipo diverso di memoria e un tipo diverso di sfiducia. E la nostra società fu fatta a pezzi e lentamente divenne quello che Israele è oggi. E tutti i miei libri parlano di questa lacerazione, di quella volta in cui l'ebreo divenne un israeliano, l'israeliano divenne un ebreo. Voglio dire che prima d'allora non sentivamo di essere ebrei. Sentivamo di essere qualcosa d'altro, israeliti. Non semplicemente perché eravamo una progenie molto diversa. Siamo cresciuti in Palestina, nel caldo, vicino al mare. Non abbiamo mai vissuto nei ghetti. E siamo stati educati a lavorare e a combattere e a fare tutto quel genere di cose che essi non fecero in quei giorni di Diaspora nell'Europa Orientale.
GROSS: Quindi lei fu personalmente cambiato dopo la Seconda Guerra Mondiale quando i sopravvissuti all'Olocausto immigrarono in Israele.
KANIUK: Sono nato. Sono rinato. Voglio dire che tutta questa cosa – quando camminavo su quella nave, fu l'evento più importante della mia vita. Allora fui plasmato. Ma improvvisamente mi trovai con persone che avevano davvero attraversato l'inferno, qualcosa di cui non avevo mai saputo l'esistenza. E continuavano a parlarmene e le loro facce lo mostravano e potevi sentirlo in loro. E lentamente divenni, voglio dire inventai perfino un'intera biografia pensando di essere loro, perché pensai, dio, se mio padre non fosse venuto qui nel '26 e io fossi nato a (incomprensibile), allora sarei scomparso come i miei cugini che sono scomparsi e nessuno sa dove siano. Questa è la paura di molti noi israeliani, che siamo qui per caso, perché i nostri genitori decisero di venire qui o i genitori di qualcun altro decisero di andare in America e poterono farlo. Voglio dire che la maggior parte degli ebrei che volevano andare in America ovviamente non riuscirono ad entrare. Ma per me, Israele esisteva. La cosa importante è che avevamo bisogno di un posto in cui gli ebrei potessero sempre venire. Abbiamo conosciuto il tempo in cui nessun paese al mondo – né l'Argentina, né il Brasile, né l'Australia, né il Canada, né l'America – nessuno voleva gli ebrei. E due milioni di ebrei sono morti inutilmente perché avrebbero potuto essere salvati se uno di questi paesi li avesse voluti.
GROSS: Lei certo sente quanto sia importante comprendere e descrivere ad altri il dolore e la sofferenza del popolo ebraico, ma pensa anche che sia importante che il popolo ebraico comprenda quel che hanno passato i palestinesi e che i palestinesi comprendano quel che hanno passato gli ebrei, così da poter raggiungere una sorta di comprensione reciproca.
KANIUK: Sì. Penso che dobbiamo (incomprensibile) il tipo di paure di ognuno, il mito che abbiamo costruito l'uno dell'altro, guardare la realtà e dire, guarda, ci siamo combattuti. Ci siamo feriti. E penso che parte del problema sia non capire che i palestinesi hanno delle pretese. Loro sono divenuti una nazione solo recentemente. Noi siamo divenuti una nazione solo recentemente. Il sionismo e i movimenti palestinesi hanno entrambi una storia recente. Non c'è mai stato un movimento nazionale tra gli ebrei e non c'è mai stato un movimento palestinese tra i palestinesi. Ma c'è oggi e quindi dobbiamo riconoscere l'uno, dobbiamo riconoscere l'altro e dobbiamo capire l'altro. E sono due diritti che creano una tragedia e sono due diritti che possono creare qualcosa di bello. Si tratta solo di abbandonare un po' di rancore. E sì...
GROSS: Bene. La ringrazio moltissimo per aver parlato con noi. Grazie.
KANIUK: Grazie mille.
DAVIES: Yoram Kaniuk parlò con Terry nel 1988. È morto sabato a Tel Aviv. Aveva 83 anni. Potete scaricare podcast del nostro show all'indirizzo freshair.npr.org. Seguiteci su Twitter nprfreshair e su Tumblr nprfreshair.tumblr.com.