Francesca Nunberg recensisce Judei de Urbe
sul Messaggero
La pagina 231 è tutta nera: della Shoah moltissimo si è detto e si è scritto e i lager, pensa l’autore, non hanno bisogno di essere disegnati: Ma il resto, e sono oltre 2200 anni di storia, è illustrato con dovizia di particolari, si raccontano grandi eventi ed episodi poco noti di una comunità di ebrei che non appartiene né ai Sefarditi spagnoli né agli Askenaziti dell’Europa centro orientale: sono i “Judei de Urbe”, gli ebrei di Roma, a cui è dedicata la prima storia illustrata ad opera di Mario Camerini, edita da Giuntina.
LA VIA DEL MARE
«Non può essere considerato un vero fumetto – spiega l’autore – perché i fumetti sono ricchi di azione, personaggi, dialoghi, mentre io ho cercato di esporre in ordine cronologico il susseguirsi degli eventi suggerendo con i disegni l’ambientazione, i costumi, l’atmosfera. Senza pretesa di valore scientifico perché non sono uno storico».
Nella storia comunque si casca fin dalle prime pagine. Si parte da quando gli ebrei vivevano in Palestina nel loro piccolo stato, la Giudea, da dove si spostarono ad Alessandria d’Egitto attorno al 300 a. C. per poi approdare a Roma, o meglio a Ostia, percorrendo quella che già allora si chiamava “la via del Mare”. «Ho voluto raccontare la storia di questa comunità che nel corso dei secoli ha sempre vissuto a Roma in diretto rapporto con la Chiesa cattolica. E nonostante l’umiliazione del ghetto, la vicinanza con il Papa li ha salvati dai massacri che avvenivano ciclicamente in Europa».
All’inizio gli ebrei si stabiliscono a Trastevere, il quartiere fuori porta riservato agli stranieri, fangoso e malsano, ma godono di una certa libertà di culto, edificano diverse sinagoghe e possono lavorare. Conoscono l’arte di soffiare il vetro ignota ai romani e diventano famosi per la raffinatezza di coppe, ciotole e gioielli.
Camerini segue con i suoi disegni le alterne vicende dai tempi felici di Augusto quando si contano in città ben 14 sinagoghe, a quelli infausti di Tiberio che arruola gli ebrei per combattere contro i briganti in Sardegna. Ne arrivano poi a Roma altri, resi schiavi da Tito che nel 70 d. C. sconfigge il regno di Giudea e distrugge il Tempio di Gerusalemme.
LA MENORAH D’ORO
«Quando gli ebrei videro sfilare gli uomini catturati e il bottino depredato, con la Menorah d’oro e le trombe d’argento del tempio, un senso di sciagura li colse». Ne avrebbero avuto ben donde, nei secoli a seguire, tra Costantino che parlava di «una setta abominevole, nefasta e bestiale», le tasse, le delazioni, i roghi delle sinagoghe, i saccheggi dei vandali. Dall’Alto al Basso medioevo, alla creazione del ghetto nel 1555, quando viene eletto Papa Paolo IV Carafa, che con la bolla “Cum nimis absurdum” riduce gli ebrei a schiavi senza diritti; un muro li chiude nell’area tra piazza Cenci, via Pescheria e il Tevere; sarà distrutto nel 1848.
LA VISITA DEL PAPA
Dalle scene domestiche alla povertà, dalle botteghe artigiane alle fughe, a storia sotto forma di fumetti fa tutt’altro effetto. Nel 1885 il Comune decide la bonifica del ghetto, l’area viene rasa al suolo e ricostruita, nel 1904 si inaugura il Tempio maggiore, poi arrivano le guerre, le leggi razziali, l’attentato nel 1982, il caso Priebke, la visita del Papa in sinagoga. Il libro si chiude con un glossario giudaico-romanesco di cui ancora si avvertono gli echi.
«Ho cominciato questa storia quattro anni fa – dice Camerini – come se la stessi raccontando a mio figlio che allora aveva 12 anni. Penso che un libro a fumetti possa essere letto nelle scuole, ma istruire anche gli adulti e aiutare a comprendere il ruolo che gli ebrei hanno sempre avuto in questa città. Vista l’ondata di razzismo, adesso servirebbe un fumetto sui rom».