Il Vangelo: un documento ebraico

“L’aria pura che esala proviene dalla Scrittura sacra, perché lo spirito ebraico, e lui solo, vi predomina”. Proprio perché la fede, le sofferenze e le attese del popolo ebraico ne costituiscono le componenti esclusive, il Vangelo è un libro ebraico e “non delle meno importanti”. Così Leo Beack, (1873-1956) rabbino di Berlino sotto il regime nazista, definisce il Vangelo. Pubblica il suo saggio nel 1938 con il chiaro obiettivo di smuovere le coscienze della società cristiano tedesca dinnanzi alle persecuzioni. Se è vero che il Vangelo è un documento ebraico allora perseguitare gli ebrei vorrebbe dire andare contro le radici del cristianesimo. Inascoltata, quest’opera davvero si fa largo nella Storia come “la voce di uno che grida nel deserto”. Giuntina offre una solida traduzione in lingua italiana realizzata da Vanna e Daniel Vogelmann (Firenze 2004). Comprende un’impeccabile introduzione di Maurice-Ruben Hayoun che inquadra l’opera nel dibattito d’inizio novecento sull'originalità del messaggio evangelico. Segue il corpo del saggio che è costituito da una serie di strumenti conoscitivi necessari per risalire al senso originario dell’antico Messaggio: dalle tradizioni ebraiche alle stratificazioni culturali grecoromane che finirono per allontanare il testo dall’ebraismo. Solo allora Leo Baeck ci svela, attraverso l’esegesi biblica, il messaggio originario del Vangelo, che né cristiani né ebrei hanno saputo cogliere.
A ottant’anni della sua pubblicazione quest’opera può ancora far riflettere. Non solo perché ci richiama a un onesto dialogo interreligioso basato sulla conoscenza delle fonti comuni e sul rispetto delle differenze. Ma sopratutto perché dietro alle parole si riconosce un Uomo, un Rabbino, un autentico Intellettuale europeo. Un uomo a cui non mancò il coraggio intellettuale di provarare a smuovere le coscienze anche in condizioni estreme e che affrontò con integra dignità l’esperienza della deportazione. Un uomo di fede e di pensiero che iniziava la sua giornata recitando le preghiere, poi studiano il Talmud e infine leggendo la letteratura greca. Un valido esempio d’integrazione culturale di cui tanto ha bisogno la nostra Europa.




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