Roberto Saviano scrive su LA COLLINA sul suo sito
Aspettavo da lungo tempo il nuovo romanzo di Assaf Gavron "La collina". Ero curioso di entrare in un mondo di cui tanto si legge e di cui tanto si parla, ma dal quale non mi era mai giunta una voce autentica, diretta, eloquente che mi potesse spiegare cosa albergasse nelle profondità di questo mondo. La realtà di cui parlo è quella della vita dei coloni israeliani. Sì, perché "La collina" è il primo romanzo ambientato in una colonia, o ad esser precisi, in un avamposto illegale in Cisgiordania.
Ricordi in macerie di Luis. S. Kraus su Internazionale
In Ricordi in macerie, Luis S. Krausz unisce le trame soggettive della sua memoria familiare con la verità delle storie dei migranti europei in Brasile nel novecento, orfani di molte tragedie che lasceranno tracce indelebili nel vecchio continente. La lingua tedesca e gli echi della tradizione religiosa ebraica portano un nuovo sguardo sui paesaggi della capitale brasiliana, avvolta nella penombra dei ricordi e della solitudine.
La città che sussurrò raccontata da Giuditta Casale su Tempoxme
Sono arrivata a fine lettura in un sussurro tremolante, commossa di vedere Giuseppina e Nuccia sollervarsi dal letto, con gli occhi spalancati e tanti interrogativi nello sguardo.
“La città che sussurrò” di Jennifer Elvgren, illustrato da Fabio Santomauro ha definitivamente sancito la collana Parpar di Giuntina come una delle nostre più amate.
Giulio Busi recensisce Papà sul Sole24ore
Quanto dura un abbandono? Un bambino, dimenticato da qualche parte della vecchia Europa, mica una valigia, che magari qualcuno la trova e la riporta. Un bimbo in carne e ossa e solitudine, chi mai lo andrà a riprendere? Se poi all’abbandono si aggiunge la guerra, e se con la guerra vengono le due sorelle dal volto terreo, persecuzione e deportazione, qui – direte – finisce il racconto, prima ancora di cominciare. Ma non avete fatto i conti con i poeti.
Stefano Marchetti recensisce Alla ricerca di M. su La Nazione
M. è Mulleman, l’uomo del mistero, il fantasma fasciato di bende (sotto cui si celano ferite del passato) che percorre le strade di Vienna e confessa ogni genere di delitto che non ha commesso, «Sono stato io, il colpevole sono io». M. è anche la memoria che resta sepolta, perché per qualcuno è dolorosa, per altri è scomoda, ma che altri ancora vogliono invece riportare a galla come coscienza di sé.
“Alla ricerca di M.” è stato il romanzo di esordio di Doron Rabinovici, intellettuale di origini israeliane cresciuto in Austria, un’acuta voce laica contro tutti i rigurgiti di antisemitismo e di razzismo.
Uscito nel 1997, il libro viene tradotto solo ora in italiano ed è quindi precedente ad “Altrove” del 2010, con cui c’è un dialogo ideale.