La Caccia di Salomon Klein



Un piano per sterminare gli ebrei in Palestina, voluto da Hitler,  progettato da  Heinrich Himmler e messo in opera  dal tenente colonnello delle SS  Walter Rauff: è una pagina di storia rimasta segreta per oltre sessant’anni dalla quale Massimo Lomonaco, alla sua seconda prova narrativa, ha attinto per costruire il romanzo La caccia di Salomon Klein (Mursia 2010, pagg. 488, euro 18,00)

Il romanzo è un salto nel passato della nazione ebraica colta in un momento cruciale della sua storia: siamo nel 1942 alla vigilia della battaglia di El Alamein. Le armate di Rommel e di Montgomery stanno per affrontarsi e  in Palestina  - allora protettorato britannico – vivono 500 mila ebrei, i più fortunati di loro sfuggiti alle persecuzioni naziste in Europa. Un popolo che ancora non è nazione e sul quale incombe la morsa dell’alleanza delle forze dell’Asse con i movimenti nazionalisti arabi guidati dal Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini. È allora che un  commando di SS si infiltra oltre le linee nemiche con l’obiettivo di preparare la strada alla macchina dello sterminio. Ben Gurion progetta il Piano del Nord, una nuova Masada, nel caso l'Afrika Korps sconfigga gli inglesi e dilaghi in Egitto e poi in Palestina.  

Lomonaco inserisce nella realtà storica un personaggio di fantasia, Salomon Klein, che ha il compito di sventare i progetti del  commando. È un ebreo tedesco, fuggito dalla Germania nazista nel 1933 e nell’operazione di controspionaggio , affidatagli da Ben Gurion, vive un percorso di formazione che lo porterà a  fare pace con il suo passato e a  sposare la causa dello Stato ebraico.

Nelle pagine del romanzo si mescolano con il ritmo di una spy story protagonisti reali e immaginari e nella trama si leggono in controluce tutte le contraddizioni che hanno fatto da prologo alla nascita  dello Stato di Israele.

“Non si capisce l’attuale questione israelo-palestinese se non si accetta di capire la complessità storica che l’ha generata. In un romanzo si possono raccontare verità che altrimenti sarebbe difficile spiegare,” spiega l’autore. “I miei personaggi sono costruiti sulle contraddizioni: Klein è un ebreo tedesco che non parla l’ebraico, i nazisti parlano l’arabo e l’ebraico, gli arabi parlano inglese. La storia dell’ Einsatz Egypt è una spy story perfetta, praticamente già scritta sui libri di storia dai quali sappiamo come andò a finire a   El Alamein. Io ho concentrato l’attenzione narrativa sulle retrovie, sulle spaccature all’interno della compagine ebraica dove già allora  si confrontavano politiche diverse sul futuro, sul rapporto  conflittuale  di Rommel con le SS, sul ruolo degli inglesi nemici e alleati al tempo stesso degli ebrei palestinesi .  Ma soprattutto mi interessava cogliere nella finzione letteraria lo stato nascente di Israele, quel momento in cui un popolo di profughi prende coscienza di sé, come accade al mio personaggio Salomon Klein” .

‘’Israele non nasce come prodotto esclusivo della Shoah. Non e’ solo la ricompensa per un popolo sterminato a danno di un altro, quello arabo. Ha radici lontane che si intrecciano profondamente con le aspirazioni della sua gente e con la storia del Novecento. Gli avvenimenti del 1942 fanno parte di quella lunga rincorsa ad una patria’’.  





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