La vamp regina dei disperati di New York

Susanna Nirenstein recensisce su Repubblica
SANTA MAZIE di Jami Attenberg


Certo questa Mazie Phillips-Gordon, la cosiddetta Regina della Bowery o anche Santa Mazie, come il titolo del romanzo scritto adesso dal genietto Jami Attenberg, doveva essere davvero una tipa speciale. E non solo perché aiutò per tutta la vita i barboni e gli ubriaconi della Bowery, cuore pulsante e degradato di New York fino alla tolleranza zero del sindaco Rudolph Giuliani. Ma perché, oltre a trovare a quei vagabondi da dormire, distribuirgli saponi o un po' di dollari per un pasto, chiamare l'ambulanza se stavano male..., sfatando in realtà quel nome di Santa che nel 1940 gli aveva dato un ritratto di Joseph Mitchell sul New Yorker, si faceva anche lei vari cicchetti dalla sua fiaschetta, si vestiva di colori sgargianti con le tette bene in mostra, i capelli biondi, la risata contagiosa e la voce tonante, guardando e flirtando e anche molto di più con gli uomini piacenti incontrati, sempre a spasso tra le bettole che sfuggivano ai controlli del Proibizionismo alcolico, fumando come una turca tutta la notte, libera, insofferente a ogni regola, convinta che il cielo, e lo skyline e le strade della Grande Mela fossero lì quasi solo per lei. Eppure passava almeno 11 ore al giorno chiusa dentro quella che chiamava la sua "gabbia", un bugigattolo sul marciapiedi dove vendeva i biglietti dei film al Venice Theater. Alle pareti del box aveva attaccato le cartoline che la sorella minore Jeanie, inquieta ballerina sempre a zonzo sui palcoscenici della West Coast, e l'amante Benjamin Hazzard, aitante capitano della marina Usa, l'unico forse davvero amato, le mandavano da mille posti esotici.

Ora, da quel che ricostruisce e inventa la 45enne Attenberg, alle spalle già 4 romanzi tra cui I Middlestein (superlodato da Jonathan Franzen), il cinema non era proprio suo, ma del cognato Louis Gordon, un omone buono con inafferrabili loschi affari tra cui un giro di cavalli e giochi d'azzardo, che aveva scelto di fare della moglie Rosie e delle due sorelle Mazie e Jeanie la sua famiglia. Tutti ebrei, ma un po' di sfuggita, con un senso protettivo reciproco molto alto però. Ecco, Gordon, senz'altro benestante ma senza alcuna aria di superiorità, si era innamorato di Rosie e con lei aveva strappato le due bambine di 10 e 6 anni dalle grinfie dei genitori abusivi e cupi. Poi, era il 1909, le aveva aiutate a crescere nel Lower East Side di Manhattan dove controllava un po' di cosette tra cui il Venice Theater, che a un certo punto aveva regalato a Mazie.

Noi per sapere tutto questo viaggiamo tra le pagine di un diario di Mazie ideato dalla Attenberg, così come tra le parole (ideate ad arte) di chi l'aveva conosciuta o era il bisnipote di testimoni vari, il figlio del capitano per esempio, o un vicino di casa che se ne moriva dietro di lei, un'insegnante di storia che dovrebbe sapere dei legami di Louis con la malavita...: pezzo per pezzo, si compone la straordinaria personalità di Mazie, e l'abilità della scrittrice si mostra superba, perché in fondo tutto avviene in un mondo piccolo e monotono, animato però di riflessioni e piccoli e grandi avvenimenti baci, carezze, un po' di sesso, pianti, confidenze, morti, la Grande Guerra e i lutti e la pace festeggiata per strada, l'aurea di eroe che si diffonde sui soldati, il Crollo di Wall Street con le file dei barboni che si allungano e i suicidi che non si contano mentre Mazie apre le porte del Teatro per dare un ricovero dal freddo, Jeanie che crede quasi di volare piroettando sulle punte verso uomini e successi infiniti, la sorella Rosie, una donna oscurata dalle botte prese dal padre che continua maniacalmente a pulire e a voler cambiare casa di continuo, e lei, Mazie, con i suoi toni volgari, melanconici, lirici, audaci, che non lascia mai Rosie alla sua follia né Jeanie alla sua fame di avventura, e si fa corteggiare da tutti ma non ama che uno, e distribuisce aiuto, fa la posta, per salvare due bambini, a una madre impazzita per droga e miseria, si lega a una suora tra una parolaccia e l'altra cercando perfino di confessarsi per seguire i suoi consigli. A un certo punto si ritrova piena di soldi usciti dagli affari di Louis: ne da via a manciate appena qualcuno ne ha bisogno. Morirà nel 1964. Soddisfatta di essere stata The Queen of the Bowery.




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