Archivio domenica 2 aprile 2017

Meglio di 1000 discorsi...

Fiamma Nirenstein scrive sul Giornale
di Il sacrificio del fuoco di Albrecht Goes
 

"Il sacrificio del fuoco" è quello definitivo, oltre il quale non resta che cenere, grigio, nero, niente. E' anche una santissima aspirazione che percorre tutta le Scritture: ovvero, è la speranza che con l'espiazione le immani brutture, l'inconfessabile crudeltà, i più inverosimili peccati dell'uomo possano essere mondati col sacrificio. E ancora: è la speranza che possa pur venire un giorno in cui sante lingue del fuoco non brucino il sacro cespuglio che testimonia le parole di Dio a Mosè, e suggella la legge. Ovvero in cui l'espiazione si sia già compiuta e resti solo la legge. Scritto da un pastore protestante, Albrecht Goes, che durante la Seconda guerra mondiale fu persino cappellano militare e poi decise di ritirarsi nel puro mestiere della scrittura, il libro edito dalla Giuntina e venduto a dieci euro non potrebbe celebrare meglio, nel titolo e nel significato, il Giorno della Memoria.


Una voce di bambina

Esce un grido dalle pagine del diario di Eva Heyman- Io voglio vivere. Sono parole che ripete più di una volta, più di un giorno quando la paura del futuro è una cosa concreta. Una voce di bambina che attraversa più di settanta anni, quanti ne sono passati dal 30 maggio 1944, data dell’ultima pagina del suo diario. La data ci dice già tutto. Eva Heyman, ebrea ungherese, fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz dove morì il 17 di ottobre dello stesso anno. Aveva tredici anni.

   



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