Archivio mercoledì 27 maggio 2015

Vi racconto il Far West della Cisgiordania

Susanna Nirenstein scrive di La collina
di Assaf Gavron su La Repubblica

Per il suo romanzo "La collina" lo scrittore israeliano si è immerso nella complessa realtà di un insediamento illegale dei coloni STUFI degli assonnati spiriti borghesi del paese, in fuga forse dal proprio passato, in cerca di un senso, un po' freak, convinti di poter darsi le leggi da soli, amanti del vento, del paesaggio estremo, della solitudine, della sfida, e del cielo conturbante della Bibbia. Ne sapevamo poco dei coloni della Cisgiordania, solo dalle cronache.


FUNZIONA!!!

Piermario De Dominicis folgorato dalla lettura
di Una notte soltanto, Markovitch di Ayelet Gundar-Goshen

Da tempo mi sono reso conto che in letteratura ho sempre meno voglia di baloccarmi con libri carini. Sento che non può più bastarmi. Col tempo che passa, e nel mio caso si tratta di tempo regalatomi da una gran botta di fortuna, e che giorno dopo giorno ti stampa le sue zampe sgarbate nel dritto e nel rovescio, non si è più così disponibili a dedicare troppa attenzione ad opere che pur non disprezzabili, o addirittura gradevoli e con una loro precisa ragion d'essere, non possono però metterti al cospetto delle vertiginose emozioni procurate da una qualche forma di genialità. Certo se decido di leggere un saggio lo faccio sapendo perfettamente cosa vado a cercare, ovvero una soddisfazione di testa che può trasferirsi anche altrove. Anche la letteratura di genere che oggi ha così tanto spazio, si pensi ad esempio alla narrativa " gialla " nelle sue centinaia di incarnazioni, può garantire un confortante investimento del proprio tempo. Ed è una forma di investimento che, da bravo onnivoro, ho adottato in passato e sulla quale continuo a puntare felicemente nel presente. Oggi tuttavia mi ci affido molto meno rispetto a qualche anno fa, lo faccio più oculatamente e saltuariamente ed anzi, da operatore del settore che per via della passione non è mai divenuto succube del lato tecnico del mestiere, un po' mi infastidisce la debordante offerta di noir che intasa i cataloghi delle case editrici italiane, grandi, medie o piccole che siano. Così quando per intuito o per un mero colpo di fortuna mi imbatto in un testo memorabile, finisco per adottare trucchi puerili per prolungare il più a lungo possibile la fascinazione di pagine capaci di innescare la vorace lettura del bulimico, dell' ingozzatore.


Come pioggia che torna alle scaturigini

Antonio Piscitelli scrive magistralmente
su Il grande circo delle idee di Miki Bencnaan

Foschia. L’anzianità di una persona riduce il valore della sua morte, esordisce Miki Bencnaan, l’autrice dell’eccellente libro pubblicato da Giuntina nella traduzione di Anna Linda Callow. E se non è l’autrice in prima persona a darci la notizia della scomparsa di due anziane donne tra le mura della casa di riposo “Yadlitza Norbert” di Gerusalemme, lo fa per lei una voce esterna ai fatti, neutra, distaccata, forse indifferente. Foschia. Una fuga di gas, e rilevo gas, ha causato la morte delle due signore. Un incidente, questa volta si è trattato di un incidente, ma il gas non è fortuito. Apprendiamo che è il 19 novembre del 2009. Ancora da una terza persona, ancora dalla meticolosa neutralità del cronista: sulla scena dell’incidente irrompono i congiunti di una delle donne, Binyamin Hopsa, suo figlio, e Pinki, suo nipote. Dell’altro cadavere non si sa nulla, almeno finché il lettore non riesce ad afferrare il bandolo della matassa, il che avviene molto tardi nello sviluppo della vicenda.


"La città che sussurrò" vince il PREMIO ANDERSEN 2015 per miglior libro età 6-9!!!

Anett scopre che nello scantinato della sua casa si nasconde una famiglia di ebrei. Anche se scendere le scale buie dello scantinato le fa un po' paura, è lei a portar loro da mangiare oltre a tutte le cose di cui hanno bisogno. Così conosce Carl, un bambino come lei, con cui fa presto amicizia. La famiglia di Carl sta aspettando una notte di luna piena per raggiungere il porto e fuggire in Svezia, ma le nuvole non vogliono diradarsi ed è troppo buio per scappare. Finché ad Anett non viene in mente un'idea geniale per salvare il suo amico Carl dai soldati nazisti che si stanno avvicinando sempre di più. Ma per metterla in pratica dovrà coinvolgere l'intero villaggio e soprattutto non fare troppo rumore... Questa storia, fatta di coraggio e solidarietà, è basata su una vicenda realmente accaduta durante la seconda guerra mondiale, un episodio che tiene accesa fino ad oggi la luce della speranza nella bontà umana. (...)


Struggente poesia o la vita di Mitia

Mara Marantonio recensisce sul suo blog
Una vita qualunque di Yigal Leykin

Mitia Leykin (ma potremmo chiamarlo pure Mitia Rabin) è un signore prossimo ai novant’anni, vedovo, che vive in una residenza per anziani a Bat Yam, vicino a Tel Aviv. Nato a Kovel (oggi Ucraina), dopo drammatiche vicissitudini, nel 1961 era immigrato in Israele, dalla Polonia, con la moglie e il figlio. Quest’ultimo, di nome Yigal, nato a Leopoli, vive con la propria famiglia in Italia, dove esercita la professione di medico; tra pochi giorni raggiungerà il padre in Israele per festeggiarne il compleanno.


ASSAF GAVRON - LA COLLINA

Roberto Saviano scrive su LA COLLINA sul suo sito

Aspettavo da lungo tempo il nuovo romanzo di Assaf Gavron "La collina". Ero curioso di entrare in un mondo di cui tanto si legge e di cui tanto si parla, ma dal quale non mi era mai giunta una voce autentica, diretta, eloquente che mi potesse spiegare cosa albergasse nelle profondità di questo mondo. La realtà di cui parlo è quella della vita dei coloni israeliani. Sì, perché "La collina" è il primo romanzo ambientato in una colonia, o ad esser precisi, in un avamposto illegale in Cisgiordania.

 




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