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Fino all'ultimo boccone

Lara Crinò recensisce I Middlestein
su D di Repubblica
 

La storia commovente e terribile di una famiglia della middle class ebraica di Chicago vista attraverso il rapporto con il cibo della madre

"Cosa c'è di speciale nel mangiare una cosa tutta intera, mi chiedo? Un senso di completezza? O è forse che così non rimane niente a ricordarti quello che hai appena fatto?". In questa domanda, presentando il suo nuovo romanzo, l'americana Jami Attenberg racchiude il tormentato rapporto col cibo che fin da bambina l'accompagna. E spiega la genesi di I Middlestein, bestseller del New York Times. Ora tradotto in Italia, è la storia commovente e terribile di una famiglia della middle class ebraica di Chicago, del lento deteriorarsi dei rapporti quotidiani e della solitudine che resta, come una pozza d'acqua salmastra, in fondo ai cuori di chi si ama.


L'INIZIO DI QUALCOSA DI BELLO

Sorgente di vita/RAI2 dedica un servizio a Lizzie Doron e al suo nuovo romanzo...


Lizzie Doron legge in ebraico un capitolo da "Perché non sei venuta prima della guerra?"

«E ogni anno , al momento di cantare 'Uno è il nostro Dio', Helena sospirava e in una sorta di controcanto chiedeva: "Perché non due? Perché non due?", e poi spiegava il significato di quella domanda: "Perché quello che abbiamo ha sbagliato, e non c'era un altro Dio che correggesse lo sbaglio". E in una tremenda afflizione aggiungeva: "Peccato, peccato che ce n'è uno solo e non di più"». Un libro assolutamente nuovo sulla Shoah, di cui non si parla mai espressamente ma che affiora oscura e devastante solo attraverso le ferite e i fantasmi che ossessionano Helena. Una figura di donna che, indomita, riesce a trasformare l'esperienza del dolore in una visione del mondo libera da ogni sovrastruttura e condizionamento. Come se riuscisse a fissare l'essenza del bene e del male senza bruciarsi gli occhi e l'anima.
Perché non sei venuta prima della guerra?
 

La Torre di Babele: Il nuovo libro della nostra collana per bambini

Giuditta Casale recensisce La Torre di Babele
su libri.tempoxme.it

Nel mio ecumenismo ho sempre considerato la perdita della lingua comune in seguito alla Torre di Babele come una punizione, una privazione, una mancanza. Dal catechismo al senso comune, infatti, Babele è un vuoto blaterare, una stoltezza degli uomini, vanagloria e superbia. Cambia le carte in tavola, La torre di Babele, la seconda opera della collana per bambini di Giuntina (dopo il poetico La fisarmonica di Mendel). Nel testo di A.S.Gadot, infatti, con grande ironia il tema della diversità linguistica è presentato come un bene, una ricchezza, una gioia e una festa. Anche il commento di Nuccia è in sintonia con il pensiero dell'autore: - Per fortuna che c'è stata Babele, altrimenti io non avrei potuto imparare l'inglese!


IL mio thriller ha sete di futuro

Recensione  a Idromania
di Boris Sollazzo - Il Giornale

In "Idromania", Assaf Gavron immagina Israele vittima della siccità nel 2067. Una metafora nemmeno troppo ardita... Incontri uno scrittore israeliano che immagina il mondo schiavo di multinazionali ucraine, giapponesi e cinesi, il suo Paese invaso dai palestinesi e il Medio Oriente privo d'acqua (...)
 




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